Poco più di un mesetto fa, alla fiera dell’8 dicembre, mi è successa una cosa particolare.
Mi sono avvicinata ad una bancarella che vendeva borse e portafogli; avevo scelto un portafogli e il venditore ha iniziato a propormi anche una borsetta. La borsetta in questione non era granché: era piccolina, abbastanza anonima… non era brutta ma “non mi diceva niente”.
Lui insisteva tantissimo. A un certo punto gli ho detto che non ero convinta di volerla prendere, così lui l’ha posata e mi ha lasciata tranquilla. Dopo un po’ è tornato di nuovo con questa borsa, insistendo che dovevo comprarla perché era resistente, di jeans, che mi avrebbe fatto lo sconto. Stavo per mandarlo affanculo sennonché mi sono chiesta: “ma perché sta insistendo così tanto proprio con questa borsa?? Forse adesso non lo capisco ma… vuoi vedere che mi servirà?” Mi sono voluta fidare “dell’universo” e l’ho comprata.
Insomma, me ne vado, prendo questa borsa e la osservo cercando di capire cosa cavolo potesse avere di tanto speciale. Guardo l’etichetta e quasi mi vengono le lacrime: c’era scritto il nome esatto di una persona che ho molto amato e che proprio in quel periodo stavo cercando di “dimenticare” perchè le cose non erano andate a finire “bene”.
E quello non fu l’unico segno: tempo prima avevo provato a rivendere due bellissimi portachiavi artigianali che avevo acquistato per regalare a questa persona ma al mercatino “non se li sono presi”; così mi sono ritrovata di nuovo con quei portachiavi in mano. “E che ci faccio?” – mi sono chiesta.
Alla fine ho capito che stavo sbagliando a volerlo dimenticare.
Voler dimenticare è una cosa che ho sempre cercato di fare in vita mia, è una di quelle strategie di sopravvivenza che le persone molto sensibili imparano in fretta credendo di essere furbe… ma in realtà – appunto – è una strategia da furbi, non da intelligenti. Tendiamo a voler dimenticare le esperienze per via di un particolare (magari solo il finale) che ci ha fatto soffrire, e questo secondo me ci porta anche a vedere le cose in maniera distorta, facendocele apparire più brutte di quello che realmente sono state.
Oggi credo che non dobbiamo dimenticare, perché dimenticare significa escludere; ed escludere non è mai una cosa buona perché escludendo una persona escludiamo anche i suoi doni, escludiamo tutta l’esperienza e alla fine la nostra personalità non è completa, è come se ci mancassero dei pezzi.
Con quest’uomo stavo facendo lo stesso errore che stavo facendo con mia figlia (che non vive più su questo mondo): volevo smettere di pensarci, invece facendo così non solo si sta peggio ma si perde anche il valore dell’esperienza. Ché poi magari il resto dell’esperienza era bello ma noi ci focalizziamo su quello che non ci è piaciuto.
Per quanto possa apparire doloroso e per quanto – sicuramente – richieda coraggio, credo che la soluzione più saggia sia sempre includere: includendo teniamo i doni, l’esperienza, l’insegnamento, e mi sono addirittura accorta che quel dolore – dopo un picco iniziale – diventa sempre più sopportabile, quasi fino a non fare più male, quasi fino “a non servire più”… ché forse lo scopo di certi dolori è proprio quello di farci capire che alcune esperienze bisogna tenerle vicino al cuore.
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FIORI DI BACH UTILI:
Sweet chestnut (dolore emotivo fortissimo, soprattutto per la perdita di punti di riferimento), Chestnut bud (imparare l’esperienza), Honeysuckle (per un rapporto sano con i ricordi)
FIORI AUSTRALIANI LIVING ESSENCES: Golden waitsia (aiuta a togliere lo sguardo dal particolare a favore di una visione più ampia delle cose)
FIORI AUSTRALIANI DEL BUSH: Isopogon (imparare dall’esperienza)
Autrice: dott.ssa Dhyana Cardarelli – Verde speranza blog (www.verdesperanza.net)
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